Allegoria europea
Pubblicato: 03/12/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea Lascia un commento
Mircea Cantor, Europe Supported By Africa and Asia (after William Blake), 2009. Courtesy of Yvon Lambert.
Questa fotografia, intitolata “Europa sorretta da Africa ed Asia” è un opera del’artista rumeno Mircea Cantor. Realizzata nel 2009, essa trae ispirazione dall’incisione di William Blake, che a suo tempo voleva denunciare la schiavitù. Il senso dell’opera d’arte è spiegato qui.
L’allegoria è comunque piuttosto ovvia. Forse i vari leader europei (Merkel, Hollande, Rajoy, Cameron, etc.) dovrebbero averla nel loro ufficio e nelle sale dove si riuniscono tanto per ricordarsi ogni giorni che fare squadra per noi europei, non è un capriccio ma un dovere. Se insieme non cerchiamo di governare e regolare per gli attuali processi di mondializzazione, sarai lei, la “mondializzazione” a fare i conti con noi (e di fatto li sta facendo). Agendo in ordine disperso possiamo ottenere poco o nulla.
i negoziati sul budget europeo
Pubblicato: 23/11/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea | Tags: budget, Regno Unito, unione europea Lascia un commentoAl Consiglio Europeo si è parlato di Budget e pare che non siano arrivati a nessun accordo. Secondo il think thank conservaotre britanncio (eurofobo, ça va sans dire) questa era l’ultima bozza di proposta fatta circolare da Van Rompuy:
Si riscontrerebbe in sostanza una riduzione degli aiuti alla cooperazione allo sviluppo (da cui le proteste delle ONG). Anche i fondi di coesione non si capisce bene che fine faranno:
Here is my chart of the latest EU budget proposal, compared to earlier versions ow.ly/fwnwi #euco
—
EconomistCharlemagne (@EconCharlemagne) November 23, 2012
Viene da chiedersi se in una condizione di crisi e stagnazione, si può davvero credere che la salvezza venga da dei tagli al budget europeo. Le risposte però le lasciamo dare ad altri:
1) Secondo il quotidiano argentino Clarín: “il budget sembra essere stato preparato da qualcuno che ha dimenticato che l’Europa sta vivendo la sua peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale”
Europa, partida entre ricos y pobres, busca sin esperanza un acuerdo presupuestario ow.ly/fws3Y
—
Clarín.com (@clarincom) November 23, 2012
2) L’eurodeputato olandese Gerbrandy dice che il punto sta non tanto nel sapere quanti soldi si spendono ma piuttosto come vengono spesi questi soldi
En precies hierom moet debat niet gaan over hoeveel geld maar over vraag waaraan het uit te geven in EU #EUCO telegraaf.mobi/article/211045…
—
Gerben Jan Gerbrandy (@Gerbrandy) November 23, 2012
3) Nel suo editoriale di ieri Le Monde ricordava che se i britannici sono dei difensori del mercato unico devono capire che mantenere questo mercato ha un prezzo, vale a dire i fondi di coesione, “che servono ad aiutare i più poveri a recuperare il loro ritardo”. Se gli Svizzeri hanno accettato di versare questi fondi “per potere accedere ad un grande mercato”, allora anche i Britannici, semmai decidessero di uscire dall’UE, “dovranno fare la stessa cosa”.
Messieurs les Anglais Restez ! lemde.fr/Y3g3h7
—
Le Monde (@lemondefr) November 21, 2012
in guerra insieme?
Pubblicato: 26/10/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea Lascia un commentoÈ arrivata la notizia dell’ennesimo militare italiano ucciso in Afghanistan. La lista dei caduti italiani si allunga e noi evidentemente ci stringiamo attorno alla famiglia del caduto.
Detto questo c’è una cosa che non si capisce: nonostante siano presenti sul terreno gli eserciti di vari paesi UE, i cui eserciti sono più o meno coordinati, i caduti continuano contati per paese di provenienza. Come se fosse un’operazione separata senza nessuna coordinazione. Non ha senso. Forse viene fatto così perché si ha paura di dare cifre che sarebbero più elevate. E perché così non ci sarebbe settimana senza annuncio di un caduto?
#uenobel?
Pubblicato: 15/10/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea Lascia un commentoQuando mi è stata annunciata la notizia del Nobel per la pace all’UE ho pensato, “Ma perché ora? Perché il premio arriva proprio adesso che l’unione tentenna più che mai? Non sarebbe stato forse meglio darlo prima, quando le cose andavano per il verso giusto e c’era chi davvero stava lottando per rafforzare il progetto europeo?”
Poi però mi sono fermato a riflettere ed ho pensato che sì, che forse ora è il momento più adatto per conferire questo premio. Forse perché i saggi di Oslo hanno percepito il grande pericolo che il continente sta correndo, per via dello sgretolamento progressivo del progetto europeo a cui abbiamo assistito nel corso di questi ultimi anni. Come dire, è quando la notte sembra farsi più buia che il comitato Nobel ha probabilmente pensato che fosse arrivato il momento di reagire.
Non è la prima volta che il comitato conferisce un premio per il merito e l’impegno nella riconciliazione del continente europeo: si pensi al caso di Gustav Stresemann e Aristide Briand, ministri degli esteri tedesco e francese, che ricevettero nel 1928 il premio proprio mentre i regimi totalitari iniziavamo a fare capolino sul vecchio continente. Stresemann e Briand seppero lanciare un
messaggio di unione straordinario, a cui il comitato Nobel volle dare eco. Ma allora era oramai troppo tardi. La speranza è che questa volta non sia così.
Le decisioni non prese, i ritardi e le esitazioni delle classi dirigenti politiche europee hanno prodotto ad oggi delle ferite nell’opinione pubblica europea la cui cicatrice lascerà il segno. È giunto quindi il momento di agire.
Per quanto possa essere ampio il malcontento generale per il mal funzionamento dell’UE, la fine di un progetto comune europeo sarebbe una tragedia per tutto il continente. Come ricordava Paul Krugman sul New York Times qualche tempo fa, la fine dell’UE sarebbe il più grande fallimento della storia nel tentativo di creare un sistema di pace duratura e prosperità economica e sociale. Una Caporetto di dimensioni continentali, insomma. E se il premio ad Obama voleva forse essere un’esortazione, u incoraggiamento, allora anche questo Nobel europeo lo è, in questo caso accompagnato anche da un riconoscimento per quanto già fatto e apportato al continente.
Infine una piccola osservazione di natura tecnica, ma non troppo: chi ritirerà il premio? Barroso? Van Rompuy? Il presidente del Parlamento europeo Schulz? I 27 capi di governo e di stato europei al contempo? In realtà fra gli intestatari del premio dovrebbero andare tutti quegli uomini e quelle donne che hanno contribuito bel corso di questi 100 anni alla costruzione di questo progetto. Da Schumann a Monnet, passando per Miterrand, Spinelli, Ciampi, Padoa Schioppa, Kohl, Paul-Henri Spaak. E poi tutte quelle persone che resistettero coraggiosamente al fascismo, al nazionalsocialismo ed ai regimi sovietici sapendo opporre all’odio ed alla barbarie una visione del continente improntata sul rispetto, sul dialogo e sulla libertà. Infine vanno anche menzionati tutti quei cittadini europei che muovendosi, da un paese all’altro per trovare un lavoro o per studiare, con il loro sforzo quotidiano hanno contribuito e continuano a contribuire ogni giorno a rendere la nostra piccola Europa ogni giorno più una casa comune.
Già, perché l’Unione Europea che conosciamo oggi è lungi dall’essere perfetta, ha molti difetti ed è in preda ad un grave paralisi politica ed istituzionale. Ma questo non devo non impedirci di riconoscere che il progetto che la sostiene dalle fondamenta è e rimane valido. A chi lo critica e chi vede in esso solo infelicità, disgrazia, disoccupazione e oppressione bisognerebbe, ricordare cosa era il nostro continente 60 anni fa. A chi paragona l’UE ai regime totalitari bisognerebbe probabilmente rammentare cos’era vivere con la Gestapo e la Stasi.
In tutta onestà
Pubblicato: 09/08/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea, Futuro | Tags: Olimpiadi Lascia un commentoPremesso che vedere una squadra olimpica europea a Sochi 2014 o a Rio 2016 è pura utopia, facciamoci una domanda a cui rispondere in tutta onestà: ma noi PIIGS europei saremmo in grado di tifare per un rappresentante del club delle triple A?
gli immigrati della crisi
Pubblicato: 01/08/2012 Archiviato in: Disintegrazione Europea Lascia un commentoLa settimana scorsa Le Monde ha dedicato un reportage al giorno a dei giovani europei partiti a far fortuna in altri continenti. Certo l’argomento non è nuovo, soprattutto agli italiani. Tant’è che in 6 reportage viene raccontata la storia di degli europei che altrove hanno trovato non tanto un lavoro quanto un ambiente stimolante capace di mettere in valore le loro conoscenze.
Così come lo spread che salendo brucia ogni settimana milioni e milioni di euro, la mancanza di visione dei dirigenti europei finisce per bruciare soprattutto il futuro dei loro giovani cittadini. Privandosi di talenti che finiranno in mani altrove. In India, Brasile, Sud Africa, Cina, Australia e Messico.
Per chi capisce il francese eccovi le storie di Aurélien, Alberto, Pedro, Ian, Clemente e Clément.